Testo stabilito da Jacques-Alain Miller
edizione italiana a cura di Antonio Di Ciaccia
Casa Editrice Giulio Einaudi, 2020
XV
Il desiderio di dormire
Allora, a che punto siamo?
Nell’aereo con cui sono ritornato da Milano ieri sera mi è capitato sottomano un graziosissimo articoletto pubblicato in una rivista di nome «Atlas» che viene distribuita a tutti i passeggeri della compagnia Air France. Non l’ho qui con me, per fortuna l’ho dimenticata a casa, perché altrimenti mi avrebbe spinto a leggervi qualche passo, e non c’è niente di tanto noioso come sentir leggere. Per farla breve, da questo articolo risultava che nelle Americhe ci sono degli psicologi di alta levatura che fanno delle inchieste sui sogni. Perché sui sogni si fanno delle inchieste, non vi pare?
Si fanno delle inchieste e ci si rende conto che i sogni sessuali sono molto rari. Quelle persone sognano di tutto, sognano di sport, sognano di un sacco di sciocchezze, sognano di cadute, ma insomma non c’è una maggioranza schiacciante di sogni sessuali. Poiché la concezione generale della psicoanalisi consiste – cosí ci dice questo testo – nel credere che i sogni siano sessuali, ebbene, per il grande pubblico della divulgazione psicoanalitica – compresi voi, che siete un grande pubblico – ne conseguirà naturalmente una delusione, e tutto il soufflé si sgonfierà afflosciandosi sul fondo del tegame.
All’interno di questo presunto grande pubblico – perché tutto ciò si basa su supposizioni – è vero, a livello di una certa risonanza, che Freud avrebbe detto dei sogni che sono tutti sessuali. Solo che lui non lo ha mai detto. Mai e poi mai. Ha detto che i sogni sono sogni di desiderio. Non ha mai detto che si tratta del desiderio sessuale.
Il rapporto che c’è tra il fatto che i sogni sono sogni di desiderio e questo ordine del sessuale che si caratterizza attraverso quello che sto avanzando, mi è occorso del tempo per affrontarlo.
Bisognava evitare di gettare lo scompiglio nella mente di quelle deliziose persone che, dopo dieci anni che raccontavo loro varie cose, hanno fatto in modo da non pensare ad altro che a rientrare in seno all’Internazionale psicoanalitica. Tutto quello che avevo potuto raccontare erano senza dubbio dei begli esercizi, esercizi di stile. Ma loro erano seri. E la serietà era l’Internazionale psicoanalitica. Ecco perché ora posso avanzare, e lo si intende, che non c’è rapporto sessuale.
È per questo motivo che c’è tutto un ordine che funziona là dove ci sarebbe quel rapporto. È lí, in quell’ordine, che qualcosa è conseguente come effetto di linguaggio, e cioè il desiderio. Ma forse potremmo spingerci un po’ piú avanti. Quando Freud diceva che il sogno è la soddisfazione di un desiderio, in che senso si tratta di una soddisfazione?
Quando penso che sono ancora a questo punto, e che tra tutta questa gente che si dedica a ingarbugliare quello che dico, a farne delle dicerie, non c’è mai stato nessuno che si sia azzardato ad avanzare questa cosa, che tuttavia è la rigorosa conseguenza di tutto quello che ho articolato nel modo piú preciso nel 1957, se ben ricordo, anzi, no, nel 1955, a proposito del sogno dell’iniezione a Irma.
Per mostrare come bisogna trattare un testo di Freud, ho spiegato loro quello che aveva di ambiguo. Non è affatto nell’inconscio, ma a livello delle sue preoccupazioni attuali che Freud interpreta quel sogno di desiderio che non ha nulla a che vedere con il desiderio sessuale, anche se ci sono tutte le implicazioni di transfert del caso.
L’espressione immistione dei soggetti l’ho proposta nel 1955. Vi rendete conto? Diciassette anni fa. Bisognerà che io pubblichi quel seminario. Se finora non l’ho fatto è perché ero totalmente disgustato dal modo in cui era stato ripreso in un libro uscito con il titolo L’autoanalisi di Freud. Era il mio testo, ma complicato in un modo tale che non ci si capiva nulla. Che cosa fa un sogno? Non soddisfa il desiderio, e questo per delle ragioni fondamentali che non mi metterò a sviluppare oggi, dato che la cosa richiederebbe quattro o cinque incontri. La ragione è semplicemente questa, ed è palpabile: Freud dice che il solo desiderio fondamentale nel sonno è il desiderio di dormire.
Ridete perché è la prima volta che lo sentite dire. Benissimo. Eppure si trova in Freud.
Come mai al vostro buonsenso non risulta immediatamente in che cosa consista il dormire? Consiste in questo, che si tratta di sospendere quello che si trova nella mia tetrade: il sembiante, la verità, il godimento e il plusgodere. Serve a questo il sonno, e basta osservare un animale che dorme per rendersene conto: si tratta di sospendere l’ambiguità che c’è nel rapporto del corpo con se stesso – è il godere.
Se c’è la possibilità che questo corpo acceda al godere di sé, è evidentemente dappertutto, accade quando si urta, quando si fa male. È questo il godimento. E qui l’uomo ha delle porticine d’ingresso che gli altri non hanno: può farne un obiettivo. In ogni caso, però, quando dorme finisce tutto.
Quando si dorme si tratta infatti di far sí che il corpo si avvolga, si raggomitoli. Dormire vuol dire rimanere indisturbati. Il godimento, in ogni modo, scombussola. Naturalmente lo si disturba, il corpo, ma tutto sommato finché dorme può sperare di non venire disturbato. Ecco perché a partire da lí tutto il resto svanisce. Non è piú questione né di sembiante, né di verità – perché tutto questo è collegato, è la stessa cosa –, e nemmeno di plusgodere.
Solo che, come dice Freud, il significante, invece, continua a galoppare per tutto il tempo. Ed è per questo che anche quando dormo preparo i miei seminari. Henri Poincaré, da parte sua, dormendo ha scoperto le funzioni fuchsiane.
14 giugno 1972