Testo stabilito da Jacques-Alain Miller
edizione italiana a cura di Antonio Di Ciaccia
Casa Editrice Giulio Einaudi, 2020
XIII
A fondamento della differenza tra i sessi
E sono sicuro di divertire anche voi mostrandovi l’insulsaggine di quello che viene chiamato l’attivo, se è su questo che vi fondate per distinguere l’uomo dalla donna.
È una moneta corrente: l’uomo, il tesoruccio, è attivo. E tuttavia nel rapporto sessuale mi pare che sia piuttosto la donna a darci dentro. Basta considerare certe posizioni che non definiremmo affatto primitive, ma non perché non si possano incontrare nel Terzo Mondo, che è il mondo di monsieur Thiers, non vi pare?
Non è evidente che nella vita normale l’attivo e il passivo si ripartiscano come ci viene detto. Naturalmente non mi riferisco ai tizi dell’azienda francese fornitrice di gas ed elettricità, i quali si sono smarcati e si sono buttati a capofitto nel lavoro. Ma in una vita come quella che si trova dappertutto, salvo dove c’è stata la nostra grande sovversione cristiana, l’uomo si gira i pollici mentre la donna macina, tritura, cuce, fa gli acquisti, e poi, nelle civiltà solide che non si sono perdute, trova anche il modo di dimenare le chiappe – parlo naturalmente della danza – per la goduria del tizio che è lí. Quindi, per quanto riguarda l’attivo e il passivo, permettetemi…
Beh, è vero che lui caccia. E c’è poco da ridere, ragazze mie, è una cosa della massima importanza.
Dal momento che mi provocate, continuerò a divertirmi. Peccato che cosí non verrò a capo di quello che avevo da dirvi oggi a proposito dell’Uno. Ma dato che vi fa ridere, non so se non sia assolutamente vano ritrovare la virtú dell’uomo proprio nella caccia. Nella caccia, infatti, l’uomo dà prova di quel che ha di meglio, ossia l’essere passivo.
Non so se ve ne rendete veramente conto, poiché qui siete di certo tutti dei brocchi. Non ci sono contadini qui, nessuno che cacci. Ma anche se ci fossero dei contadini, non cambierebbe niente, perché cacciano male. Per il contadino – non è necessariamente un uomo il contadino, checché se ne dica – la selvaggina è da tirar giú, bang, bang! Dopodiché gliela portano. Non è affatto questo, la caccia.
La caccia, quando esisteva, basta vedere come metteva in agitazione. Abbiamo delle piccole tracce di tutte le offerte propiziatorie che facevano alla cosa, benché ormai non ci fosse piú. Capite bene che non erano mica piú suonati di noi. Un animale ucciso è un animale ucciso. Ma se erano riusciti a ucciderlo, è perché si erano perfettamente piegati a tutto quanto riguarda la sua andatura, la sua traccia, i suoi limiti, il suo territorio, le sue preoccupazioni sessuali, e si erano precisamente messi al posto della non-difesa, della non-recinzione, dei non-limiti dell’animale – è il caso di dire: della sua vita. E quando questa vita avevano dovuto sottrarla, dopo essere a tal punto diventati quella vita stessa, è comprensibile che abbiano ritenuto la cosa non soltanto spregevole ma anche pericolosa – sarebbe potuta capitare pure a loro.
Potrebbe essere una di quelle cose che hanno fatto riflettere alcuni – perché comunque questo genere di cose si continuano a sentire. Ho udito formulare in modo curioso da un tipo eccessivamente intelligente, un matematico, che il sistema nervoso in un organismo forse non è altro che qualcosa che risulta da un’identificazione con la preda. Ora, quel tipo fa un’estrapolazione, ma ve la presento perché è eccitante. Vi lancio semplicemente l’idea, e ve la passo tanto piú volentieri in quanto non è mia. Anche a me l’hanno rifilata. Ne farete quello che vorrete, ma a partire da lí si può farneticare una nuova teoria dell’evoluzione un po’ piú divertente delle precedenti. Sono sicuro che i cervelli ontologici ne saranno eccitati.
Vale anche per la pesca, e insomma per tutto ciò per cui l’uomo è donna. Pensate al modo in cui un pescatore passa la mano sotto il ventre della trota che si trova sotto il suo masso. C’è forse, qui, un pescatore di trote, è possibile. Lui deve ben sapere di che cosa sto parlando.
Insomma tutto questo non ci mette di fronte a una ripartizione molto chiara per quanto riguarda l’attivo e il passivo. Non mi dilungherò, perché basta che io confronti ciascuna di queste coppie abituali con un qualsiasi tentativo di ripartizione bisessuale per arrivare a dei risultati altrettanto buffi.
E allora, di che cosa potrà mai trattarsi?
17 maggio 1972